“Perché è vero, non è raccontandoci storie che possiamo sconfiggere questa terribile situazione. Ma possiamo viverla in modo dignitoso. Possiamo volare con la nostra fantasia in terre lontane, possiamo creare col nostro cervello mondi diversi e protetti dal dolore, da questo dolore”….
Così aveva detto Panfilo e Fiammetta, come da nome, s’accese. S’accese di passione, d’ispirazione e le venne un’idea. Da tempo, salvava nella galleria del telefono alcune foto, foto delle poesie che l’avevano colpita di più, lette sui suoi libri, nei viaggi in treno che la portavano nei posti lontani in cui ora, per un po’ di tempo, non avrebbe potuto andare. A Fiammetta la poesia piaceva moltissimo, e quelle parole di Panfilo, di volare con la fantasia per creare mondi diversi, aveva fatto tornare subito alla mente e al cuore alcuni versi che veloce ricercò in quei pezzi di emozioni e memoria che conservava nel cellulare. Allora, dopo un breve attimo di silenzio generale, prese la parola, naturalmente.
“Io, Fiammetta, vorrei occuparmi di poesia. Solitamente è così poco lo spazio che le riserviamo, eppure sono stati scritti dei versi così pieni di significato, di sentimento, che sono sicura ci potranno essere di conforto in queste giornate”.
Elissa rispose, con fare vagamente sprezzante: “La poesia non fa proprio per me. Non l’ho mai capita e la trovo abbastanza inutile.”
Fiammetta alzò lo sguardo verso di lei. Leggermente innervosita. Non capire la poesia, quelle parole le sentiva pronunciare da così tante persone… “Provi emozioni?” Chiese con tono pungente, rivolta a Elissa. Questa, di rimando, le indirizzò un’espressione turbata, incomprensibile, e ovviamente rispose di sì. La ragazza, allora, continuò: “Perciò, non puoi dire di non capire la poesia. La poesia è un concentrato di tutte quelle suggestioni che eccitano e muovono l’animo umano, l’espressione più pura e disinteressata dei sentimenti che in quanto esseri umani proviamo. La poesia è emozione, pura e semplice, messa sotto forma scritta. Devi lasciarti attraversare, dalle emozioni, solo così poi le potrai capire, se desideri farlo, e lo stesso vale per la poesia.”
Fiammetta aveva già abbandonato il leggero fastidio provato prima e si era sciolta in un sorriso pacificante. Ogni volta che parlava di poesia i suoi occhi brillavano e diventavano un po’ lucidi. La sua mente, puntualmente, la riconduceva ai brividi provati leggendo alcuni versi, alle idee che poi ne scaturivano, alla bellezza, alla semplice bellezza che alle volte facevano fiorire nel suo cuore.
Anche Elissa sorrise e con fare scherzoso affermò: “Farò un tentativo, Fiammetta, vedi di essere convincente!”
La brigata divenne dunque un po’ più allegra e si abbandonò alla voce della ragazza, che iniziò a raccontare una breve storia prima di leggere loro la laconica poesia scelta per quel giorno:
“Un giorno una ragazza ed un ragazzo stavano camminando, come facevano spesso da un po’ di tempo, assieme. Fianco a fianco. Erano solo due ragazzi, due semplici giovani non troppo semplici a dire il vero. Ma questo lo dico solo per onestà intellettuale, anche se mi sento d’affermare che nessuno di noi sia semplice, siamo tutti meravigliosamente complessi. Ma non distraiamoci, vorrei portarvi dove erano loro, almeno con la mente. Torniamo a noi, anzi, ai ragazzi.
I due camminavano ed erano impegnati a parlare un po’ delle loro vite, nella loro finta semplicità. Non si conoscevano da tanto tempo, quindi le domande erano molte e si studiavano e cercavano di capirsi. C’erano tanti punti di domanda nell’aria e la curiosità aleggiava. Sapete, quella curiosità che fa sentire vivi, che spinge ad ascoltare e a farlo con il cuore, essendo essenzialmente presenti dove siamo, senza vagare in altri pensieri.
L’ambientazione era la strada che portava al mare, appena fuori da una piccola cittadina di provincia, costeggiata da alcuni prati e un tranquillo fiumiciattolo. L’aria stava cambiando e il profumo era quello della primavera, quel profumo che l’aria adotta in quel preciso momento dell’anno in cui tutto rifiorisce alla vita. Che profumo fantastico, quello: fa nascere così tante belle sensazioni sulla nostra pelle.
Vi era una leggera brezza e il sole, con i suoi raggi accarezzava le epidermidi con più dolcezza di una madre affettuosa.
Un prato, lì vicino. La distanza percorsa era tanta ed erano stanchi, così che decisero di distendersi e lasciarsi andare alla sensazione che il mondo in quel momento voleva instillare nelle loro semplici, ma affatto semplici, menti.
Le labbra di lei, naturalmente, dissero… Elementare.
Lui non stava ascoltando, le chiese di ripetere cosa aveva detto.
Passò molto tempo, o almeno così sembrò a lui, prima che le labbra di lei si muovessero per pronunciare suoni che fendessero quell’aria, perfetta. Era tutto perfetto.
Lei disse nuovamente: Elementare… Così vorrei vivere, proprio così. La ricordi quella poesia..?
Un altro lungo silenzio in cui soffiava solo la brezza, muovendo i fili d’erba su cui erano adagiati i loro corpi.
La ragazza con voce soave, riprese…
“E c’è che vorrei il cielo elementare
azzurro come i mari degli atlanti
la tersità di un indice che dica
questa è la terra, il blu che vedi è mare.”
“Ma certo, certo che la ricordo” disse lui e poi aggiunse “Cappello, che belle poesie ha scritto…” e lasciò la sua mente vagare.
E così rimasero, i due, sull’erba, con il sole e il vento. Al mare non ci arrivarono mai, rimasero lì per lungo tempo, in quel luogo ameno. Godendosi la semplice perfezione del momento. Poi, quando il sole iniziò a calare, con le parole della poesia che riecheggiavano nella testa, si raccolsero e presero la via del ritorno… con elementari sorrisi sui volti.